Dai disturbi mentali si può guarire purché l’intervento sia precoce e complessivo

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) i disturbi mentali saranno nel giro di pochi anni i principali motivi di disabilità causata da una malattia, con un allarmante aumento delle fragilità nei giovani e dei suicidi.
Le famiglie sono per ogni giovane la risorsa più importante, ma se lasciate sole e non adeguatamente supportate, proprio per la difficoltà del ruolo che si trovano a dover sostenere, rischiano di diventare esse stesse soggetto di bisogni, se non addirittura causa di ricadute. Di qui la necessità di contrastare l’isolamento, l’insufficiente informazione sulla malattia, la scarsa conoscenza dei percorsi istituzionali, incentivando e sviluppando invece abilità personali di comunicazione e di soluzione dei problemi che possono portare ad un concreto miglioramento della qualità della vita.
E’ necessario ed urgente operare un cambiamento di mentalità che si traduca in un modo nuovo di pensare e di agire, nel pieno riconoscimento della dignità e dei diritti di base di chi soffre di disturbi psichici e dei loro familiari: si tratta di ragazzi e ragazze che hanno diritto di ricevere interventi precoci – i soli che possono assicurare il pieno e veloce recupero - e risposte adeguate nelle fasi di acuzie per eludere la cronicità, e garantire percorsi qualificati volti alla riabilitazione ed al reinserimento sociale, condivisi e sottoscritti nel Contratto Terapeutico.
L’A.I.T.Sa.M. ritiene urgente che in ogni ULSS siano attivati i Servizi e le Strutture necessari, già previste dalla normativa, capaci di operare in rete e di intercettare i bisogni del territorio, di dialogare con le famiglie e i giovani che vivono la condizione della sofferenza mentale per comprenderne appieno i bisogni e proporre - non imporre - soluzioni e percorsi condivisi di cura e di ripresa, di integrazione con il mondo della scuola e del lavoro.
I giovani affetti da disturbi mentali non soffrono soltanto per il disturbo in sé, ma anche – e forse soprattutto – per lo stigma e le sue conseguenze: pregiudizio, marginalizzazione, discriminazione, esclusione. L’isolamento ed il rifiuto compromettono significativamente anche il buon andamento delle cure inducendo un allontanamento progressivo sia dai circuiti attraverso i quali possono ricevere cure ed assistenza specialistica, sia dai rapporti sociali in un circolo vizioso che alimenta isolamento e disabilità.
Obiettivo perseguito è il raggiungimento di quel completo benessere fisico, mentale, sociale che, secondo la definizione data dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (O), consente alla persona di mettere a profitto tutte le proprie capacità e vivere pienamente la propria vita.