L’AITSaM sulle morti di degenti negli SPDC di Padova e Dolo
Nel breve volgere di pochi giorni la stampa locale ha riportato la notizia di due decessi avvenuti all’interno dei reparti di psichiatria a Padova e a Dolo, nel Veneziano. Come in casi analoghi, la stampa riporta gli eventi a seguito dell’apertura delle indagini giudiziarie avviate dalle denunce dei familiari dei degenti.
Come associazione che opera nell’ambito del diritto alla cura delle persone con disturbi mentali, il nostro compito non è identificare responsabilità individuali; non possiamo tuttavia sottrarci all’obbligo che ci impone di intervenire nelle questioni che riguardano i servizi di salute mentale in generale. A noi, parte della cittadinanza attiva, compete la responsabilità di sottrarre la materia al clamore momentaneo che queste tragedie suscitano nell’opinione pubblica per inquadrarla in una cornice più adeguata, che è quella dell’analisi, della riflessione e dell’impulso al cambiamento.
Poiché i cronisti riportano solo le morti per le quali siano state sporte denunce, è lecito supporre che il numero di decessi all’interno dei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura, la denominazione ufficiale dei reparti ospedalieri di psichiatria, sia più elevato. In mancanza di qualsiasi dato al riguardo, non siamo in grado neanche di sapere se il numero di decessi si mantenga costante oppure se negli ultimi tempi abbia fatto registrare un aumento. È possibile anche supporre che ad aumentare siano non tanto le morti ma le denunce da parte delle famiglie.
La questione non è priva di interesse ma, non disponendo di informazioni, non possiamo trarre alcuna conclusione. Abbiamo invece il dovere di adoperarci affinché nelle istituzioni e tra gli operatori stessi si avvii una seria riflessione sulla cura della salute mentale in generale e all’interno dei reparti ospedalieri in particolare: in che modo è possibile cambiare procedure e protocolli perché eventi simili non abbiano a ripetersi? Si presta attenzione alle persone nella totalità dei loro bisogni sanitari o ci si concentra sugli aspetti prettamente psichiatrici? È legittimo attribuire responsabilità ai singoli operatori senza considerare il sistema in cui sono inseriti?
In tutte le AUSSL venete le singole sezioni dell’AITSaM collaborano con i servizi; conosciamo gli operatori e con loro collaboriamo; ne apprezziamo gli sforzi per ovviare all’ormai cronica carenza di risorse. Sappiamo anche che l’aderenza alla cura da parte delle persone con disturbi mentali dipende in gran parte dal rapporto di fiducia che si instaura tra pazienti, familiari e operatori. Tragici eventi come quelli di Padova e Dolo minano questo fragile rapporto; nella vita delle persone che abbiano ricevuto una diagnosi psichiatrica la degenza in un SPDC è un evento tutt’altro che raro: l’eco delle notizie di questi giorni risuonerà negativamente in chi varca la soglia dell’ospedale e in chi l’ha a cuore e l’accudisce.
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